Il profilo psicologico del pugile secondo la Psicologia dei Costrutti Personali di George Kelly

Dr. Marco Inghilleri

Introduzione

Il pugilato non è soltanto un’attività fisica, ma rappresenta anche un percorso di costruzione personale. Secondo la teoria dei Costrutti Personali di George Kelly, ogni individuo interpreta la realtà attraverso delle “lenti” o schemi mentali chiamati costrutti. In parole semplici, un costrutto è il modo in cui una persona organizza e dà significato alle proprie esperienze: è come se si creasse una mappa interiore per capire il mondo. Per il pugile, questa mappa può includere idee come “la forza porta al successo” o “la determinazione supera la sconfitta”. Questo articolo analizza come il pugile costruisce la propria identità, le motivazioni che lo spingono e il ruolo che l’ambiente gioca nel formare i suoi costrutti, utilizzando numerosi esempi pratici.

Le motivazioni del pugile

Kelly sostiene che ogni persona agisce per dare senso agli eventi e per anticiparne l’esito. Nel caso del pugile, il ring diventa il luogo in cui vengono messi in pratica e testati i propri costrutti.

Esempio 1: Un giovane che vive in una realtà di difficoltà economica può sviluppare il costrutto “la forza è la via per sopravvivere”. Per lui, il pugilato non è solo uno sport, ma un modo per trasformare una condizione di debolezza in una storia di empowerment.

Esempio 2: Un ragazzo che ha vissuto l’abbandono o il tradimento potrebbe aver costruito il costrutto “non mi posso fidare degli altri”. Entrare in una palestra diventa un’opportunità per mettere in discussione questa idea, imparando a lavorare in squadra e a stabilire rapporti basati sul rispetto e sulla disciplina.

Esempio 3: Per alcuni, il pugilato permette di trasformare una percezione negativa di sé in un’immagine di potenza: il costrutto “sono vulnerabile” viene riformulato in “sono forte e determinato”.

Il background socio-culturale del pugile

L’ambiente in cui si cresce influisce notevolmente sui costrutti personali. Molti pugili provengono da contesti segnati da instabilità familiare o conflitti sociali, dove il mondo viene visto come un luogo pericoloso.

Esempio 1: Un ragazzo cresciuto in una famiglia dove il conflitto era frequente può aver interiorizzato il costrutto “il mondo è ostile”. La palestra diventa quindi uno spazio dove questo costrutto viene messo alla prova: attraverso il sostegno dell’allenatore e il confronto con i compagni, egli può imparare che la forza si manifesta anche nella collaborazione e nel rispetto reciproco.

Esempio 2: Un giovane che ha sempre percepito la vita come una serie di ostacoli insormontabili può scoprire, grazie al pugilato, che la disciplina e il duro lavoro portano a risultati concreti. Qui il costrutto “non ce la farò mai” può trasformarsi in “posso migliorare e superare le difficoltà”.

Il profilo psicologico del pugile

Dal punto di vista dei costrutti personali, il pugile è un individuo che rivede e aggiorna continuamente la propria mappa interiore in base alle esperienze sul ring e agli incontri con allenatori e compagni.

Esempio: Immagina un pugile che, dopo una sconfitta particolarmente dura, ha sempre avuto il costrutto “sono un vincente”. La sconfitta, però, mette in crisi questa visione di sé. Se il pugile non riesce a modificare il suo costrutto, rischia di sentirsi inutile. Al contrario, se riesce a ristrutturare la sua idea in “la sconfitta è parte del percorso per diventare migliore”, potrà imparare dagli errori e tornare a salire sul ring con una nuova forza.

Aspetti comportamentali e dinamiche sociali del pugile

L’identità sociale del pugile si costruisce anche attraverso le relazioni nell’ambiente della palestra.

Esempio 1: L’allenatore, spesso paragonabile a una figura paterna, aiuta il pugile a definire costrutti positivi, come “la disciplina porta al successo”. In questo contesto, il costrutto “devo essere duro per sopravvivere” può evolversi in “la mia forza si manifesta anche nell’attenzione e nel rispetto verso gli altri”.

Esempio 2: I compagni di allenamento fungono da specchi, riflettendo e confermando i costrutti personali. Un pugile che inizialmente si percepisce come isolato può scoprire, interagendo con i colleghi, che “la vera forza risiede anche nella capacità di lavorare in squadra” e nella condivisione delle esperienze.

Aggressività e autopercezione del pugile

L’aggressività, secondo Kelly, non è semplicemente innata, ma nasce da costrutti personali che interpretano il mondo in modo specifico.

Esempio 1: Un atleta che ha costruito il costrutto “se non attacco, sarò attaccato” potrebbe adottare uno stile di combattimento molto aggressivo. Tuttavia, se attraverso l’esperienza e il supporto psicologico impara a vedere l’aggressività come un mezzo per esprimere controllo anziché solo come una reazione istintiva, potrà sviluppare una strategia di combattimento più equilibrata.

Esempio 2: Un pugile che associa il dolore a una forma di crescita personale potrebbe interpretare ogni impatto come un insegnamento, trasformando il costrutto “il dolore è insopportabile” in “il dolore mi rende più forte e consapevole dei miei limiti e potenzialità”.

Conclusioni

Il pugile, attraverso il prisma dei costrutti personali, è un individuo in continua evoluzione. Ogni esperienza, sia sul ring che fuori, contribuisce a rimodellare la sua “mappa” interiore. La palestra diventa così un laboratorio dove le convinzioni vengono messe in discussione e riformulate, permettendo al pugile di crescere sia come atleta che come persona. Comprendere il pugilato da questa prospettiva significa apprezzare la complessità delle dinamiche psicologiche e sociali che stanno dietro a ogni gesto e a ogni scelta.

Bibliografia

Kelly, G. A. (1955). The Psychology of Personal Constructs. Norton.

Butt, T. (2008). George Kelly: The Psychology of Personal Constructs. Palgrave Macmillan.

Fransella, F. (2005). The Essential Practitioner’s Handbook of Personal Construct Psychology. Wiley.

Smith, J. A., & Osborn, M. (2003). Interpretative Phenomenological Analysis in J. A. Smith (Ed.), Qualitative Psychology: A Practical Guide to Research Methods. SAGE.